Palazzo Melatino
Lavori di consolidamento, restauro e ristrutturazione del palazzo melatino – con realizzazione di uffici e di spazi espositivi per la sede della fondazione tercas.
Località:Teramo
Anno: 2005 – 2010
Committente: Fondazione Tercas – Teramo
Attività: architettura, restauro, interni, arredo, allestimento museale, direzione lavori
Gruppo di lavoro: Professore Giovanni Carbonara (consulente per il restauro), Ingegnere Umberto de Flaviis (strutture), Ingegnere Marco Musmeci (impianti), Architetto Scilla de Flaviis (collaboratore), Geometra Nino Malavolta (sicurezza)
Stato: realizzato
La Casa del Melatino vede le sue origini nella prima metà del XIII secolo e il suo aspetto è frutto di sovrapposizioni di arti del costruire. Il progetto di ristrutturazione ha seguito due principi fondamentali: la restituzione di una vita all’interno dell’edificio e l’introduzione di nuovi elementi architettonici funzionali. Il nuovo assetto della fabbrica è espressione di una volontà di riconnotazione su due ‘registri’ diversi: quello dell’antico, lasciato nella sua integrità, e quello del nuovo, risolto in sé ma non estraneo al preesistente. Dagli ingressi della facciata su strada si entra in uno spazio descritto da stratificazioni successive: dal doppio strato delle pavimentazioni di una domus alle murature medievali, ruotate rispetto all’orientamento romano, che chiariscono il definitivo assetto del Palazzo. Il rinvenimento del patrimonio archeologico ha comportato la riprogettazione del piano terra, che ospita la Collezione di ceramiche e porcellane di proprietà della Committenza. Le opere presenti, con le loro caratteristiche decorazioni policrome su invetriatura bianca portano “in interno” l’espressione del paesaggio naturale che le manifatture ceramiste, tra cui spicca quella di Castelli, producevano a testimonianza della complessità e bellezza del territorio circostante. All’interno la scala si pone come elemento stabile capace di confermare e riqualificare visivamente e strutturalmente l’edificio e la sua tipologia anche come sede operativa. Il metodo progettuale ha considerato, partendo dall’indagine filologica e storica, una libertà ‘critica’ d’intervento inversamente proporzionale ai vincoli testimoniali presenti nelle varie parti. Dalla conservazione scientifica della facciata principale si passa a margini di più ampia libertà nelle parti interne rinnovate modernamente e nel giardino, per dare nuovo senso all’edificio tramite un corretto restauro ed una misurata ristrutturazione. Vetro, pietra naturale, legno e acciaio cor-ten sono il vocabolario dialettico tra l’antico e il nuovo e conferiscono allo spazio un aspetto omogeneo e monocromatico, favorendo la comunicazione tra le due diverse entità.